Giulio Regeni era pedinato, il video esclusivo svelato da Al Jazeera
Giulio Regeni era pedinato, la prova nel video di Al Jazeera. L’intercettazione: “Qualcuno mi chiami per quello che ho con me. Che devo fare ora?”
Giulio Regeni era pedinato dai servizi segreti egiziani. Ora c’è la prova. Secondo quanto riporta RaiNews24, fonti giudiziarie italiane hanno condiviso con l’emittente araba Al Jazeera un video di pochi secondi in cui si vede il ricercatore italiano seguito da agenti della sicurezza egiziana nei giorni immediatamente precedenti alla sua scomparsa, avvenuta il 25 gennaio del 2016.
Il luogo del pedinamento, Nasr City, coincide con quello in cui venne trovato il corpo senza vita di Giulio Regeni, sottolinea Al Jazeera. Secondo le fonti citate, il video del pedinamento di Regeni sarebbe stato inviato da un agente della sicurezza a un funzionario per la sorveglianza degli stranieri: “Qualcuno mi chiami per quello che ho con me. Che dovrei fare adesso?” chiede l’agente della sicurezza al suo interlocutore, secondo l’intercettazione riportata.
L’inchiesta sull’omicidio
La stessa Al Jazeera sottolinea come pochi giorni fa la Procura di Roma abbia chiuso l’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, torturato e ucciso in Egitto a fine gennaio 2016. Sono quattro gli avvisi di chiusura delle indagini per altrettanti membri dei servizi segreti egiziani che sono accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.
A rischiare di finire alla sbarra sono il generale Tariq Sabir, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Uhsam Helmi. Il secondo è indagato oltre che per sequestro di persona pluriaggravato, come gli altri, anche di lesioni personali aggravate (il reato di tortura è stato introdotto nel nostro ordinamento nel 2017) e dell’omicidio di Giulio che secondo i pm si è consumato tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016.
Il teste Epsilon
Sono cinque i testimoni, di diversa nazionalità, su cui può contare la procura. Il teste Epsilon, come riferisce il manifesto: “Ha visto lì (nella stanza delle torture di una villa di epoca nasseriana, ndr) Regeni con due ufficiali e due agenti, c’erano catene di ferro, lui era mezzo nudo e aveva segni di tortura, delirava nella sua lingua. Un ragazzo molto magro, sdraiato per terra, con il viso riverso con manette che lo tenevano a terra, segni di arrossamento sulla schiena. Non l’ha riconosciuto subito ma 4-5 giorni dopo vedendo le foto sui giornali ha capito che era lui”.
Perché Giulio Regeni è stato ucciso
Ma perché Giulio è stato torturato e ucciso? Secondo la Procura di Roma “l’occasione è legata all’attività di ricerca di Regeni al Cairo. Ma l’elemento scatenante è il finanziamento della Fondazione Antipode, quando si è iniziato a parlare delle 10mila sterline. Per lui era un’idea per aiutare i sindacati indipendenti, del tutto equivocata dal sindacalista Abdallah e dagli agenti indagati. Hanno pensato che volesse finanziare una rivoluzione”. Un equivoco costato la vita al giovane ricercatore italiano.
Il volto dell’uomo sei servizi segreti, uno dei 13 sospetti
Tra le 13 persone coinvolte secondo i pm nelle vicende che hanno portato al rapimento e all’omicidio di Giulio Regeni c’è l’agente della National Security egiziana che aiuta Mohammed Abdallah, capo degli ambulanti del Cairo, a togliersi la telecamera nascosta, 18 giorni prima del rapimento di Giulio. Tra le immagini in mano alla Procura c’è un frame con il volto dello 007.
Il capo degli ambulanti ha spiato Regeni per conto della Sicurezza nazionale nel corso dei loro incontri legati all’attività di studio del ricercatore italiano. Come si vede nel video diffuso dal Tgla7, ripreso dal Fattoquotidiano.it, appena finisce di parlare con Giulio, Mohammed Abdallah contatta la sua fonte nei servizi di sicurezza per chiedergli come spegnere il dispositivo in modo da non cancellare qualche informazione preziosa.